Dici sempre “sì” a tutti? In realtà è un bisogno e devi conoscerne le cause

Dire sempre di “sì” può sembrare altruismo, ma spesso nasconde un bisogno profondo e antico.

Molte persone provano la sensazione di non poter dire di no, anche quando dentro di sé sentono il bisogno di farlo. Queste persone hanno talvolta la tendenza a modellarsi sulle richieste degli altri, di offrire tempo ed energia anche a costo del proprio benessere.

Ragazza con la scritta Yes sulla mano
Dici sempre “sì” a tutti? In realtà è un bisogno e devi conoscerne le cause – sicurezzaebusiness.it

Un pregio innegabile di queste persone è quello di intuire i bisogni altrui prima che vengano espressi. Un atteggiamento che, a prima vista, potrebbe sembrare generosità, ma che spesso nasconde qualcosa in più.

Alcune persone imparano fin dalla più tenerà età che essere accettati dagli altri equivale a non deludere mai. In questo contesto, dire “sì” diventa un vero e proprio meccanismo di sopravvivenza. Dunque non è semplice bontà d’animo, ma un tentativo per sentirsi visti, amati, accolti.

Compiacere: un bisogno antico mascherato da gentilezza

Il bisogno di approvazione nasce nella maggior parte dei casi da un’infanzia instabile, dove l’amore sembrava condizionato al comportamento. In questi casi, i bambini sviluppano una sorta di strategia inconscia: diventare ciò che gli altri si aspettano. Questa modalità, si cristallizza nel tempo, e dà vita a un adulto che non riesce a smettere di accontentare gli altri, anche se questo gli comporta un senso di fatica, frustrazione o silenziosa rinuncia.

Donna con la mano tesa
Compiacere: un bisogno antico mascherato da gentilezza – sicurezzaebusiness.it

Dunque, dire di “sì” diventa un automatismo radicato nella paura del rifiuto, che viene talvolta vissuto come un trauma somatico. Il corpo reagisce quindi con allerta e il sistema nervoso si attiva ma non per scelta, per evitare un dolore profondo.

Una forma di evitamento che si manifesta in ansia, senso di colpa, tachicardia, fino al completo disconoscimento dei propri limiti. In questo senso, anche il cervello gioca un ruolo importante. Il sistema di ricompensa si attiva ogni volta che si riceve approvazione sociale, rilasciando dopamina. Chi ha avuto carenze affettive tende a cercare compulsivamente quei segnali, sviluppando una vera e propria dipendenza da conferme esterne. Il rifiuto, al contrario, può essere percepito come minaccia esistenziale, riattivando lo stesso dolore fisico generato da una ferita.

Molte persone che vivono per accontentare non si riconoscono in questa definizione. Si vedono come premurose, gentili, altruiste. Eppure, alcuni segnali invisibili svelano la verità: continue scuse, ansia nel dire “no”, bisogno che tutti pensino bene di loro, incapacità di esprimere rabbia. Sono indizi di un’identità costruita per essere utile, non autentica.

L’argomento viene trattato ampiamente nel libro “Il mondo con i tuoi occhi. Tutti gli strumenti per disinnescare gli autoinganni e affermare chi sei veramente” di Ana Maria Sepe, attualmente al primo posto tra i libri della sezione psicologia.

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